La Mia Intervista alla giornalista Sabrina Giannini

Non c’è cosa più illegale
di certa “legalità”!

Sabrina Giannini

La prima cosa che mi ha colpito di Sabrina Giannini è stata il coraggio.
Il coraggio della giustizia, della verità, dell’inchiesta.
Ad ogni costo.

Ci siamo incrociate spesso negli anni, ma senza avere il tempo di godere della sana amicizia che ci lega da tempo nonostante le distanze e gli impegni.
Ecco perché, appena ho avuto l’occasione giusta, ho fortemente voluto fare due chiacchere con lei, che stimo tanto.

Rosita: Sabrina con te oggi voglio partire dalla domanda che solitamente faccio in chiusura d’intervista; qual è la tua “missione”..?
Giannini: Ci sono dei momenti nella mia vita di grandissima fatica, 15 ore al giorno di montaggio, mesi continuativi senza nemmeno una pausa o un week-end tranquillo, e tutto rende per esempio i miei affetti sacrificati, amicizia, famiglia, hobbies…

Però poi alla fine mi dico, per chi lo faccio? Sono convinta che alcune cose non le possono o non le riescono a dire altri, almeno con la determinazione che ho io, perché io non ho paura di essere criticata o tacciata di  animalismo fondamentalista.

Io non ho più paura di niente.
Da una parte il sacrificio immenso dall’altra l’obiettivo; tra uno e l’altro ogni tanto penso a chi non ha il potere di dire queste cose liberamente, a chi ha il diritto di saperle e non potrebbe sapere altrimenti, penso anche di farlo per gli animali che oggi vivono una condizione da “crimine legalizzato”negli allevamenti intensivi.

Parlo di cose che abbiamo “normato”.
Le cose peggiori, le questioni fondamentali non sono mai quelle ILLEGALI, sono quelle che sono state legalizzate dalla politica che ovviamente è abbastanza supina verso gli interessi delle lobby.
Quindi la cosa, secondo me, che un giornalista deve far emergere oggi è soprattutto questa; criticare un sistema che è normato, legalizzato.

Ci sono tutti regolamenti e sono proprio quelli il problema.
Quindi io critico sistematicamente un sistema.

Perché finché tu critichi la mafia o qualcosa d’illegale è più scontato, quando critichi un “sistema” devi avere degli argomenti molto forti.
È li, che subentra il diritto e il dovere dell’inchiesta e della critica, perché i giornalisti hanno anche il diritto di poter criticare, cosa che ogni tanto sfugge.
Ci sono spesso contestazioni che entrano nel merito del diritto del giornalista a criticare.
Il giornalista deve criticare; se ha gli strumenti critici e le capacità analitiche per criticare un sistema e ha anche degli strumenti di supporto, come faccio io, che fornisco le prove e spiego com’è il sistema, è importante farlo.

Nel momento in cui fai vedere che un allevamento intensivo ha delle conseguenze dirette sulla salute collettiva o quantomeno ci sono diverse cose degli allevamenti intensivi che ci tengono nascoste, queste sono cose che secondo me il sistema tende a non mostrare, qui un giornalista ha il dovere di chiedersi perché e anche il dovere di rischiare una denuncia per violazione di domicilio se entra in un allevamento intensivo senza autorizzazione.

 

1-R.C.: Sei la giornalista che ha fatto le indagini più storiche di Report. Se non sbaglio hai firmato proprio il primo servizio.
1-S.G.: Quest’anno sarebbero stati i miei 20 anni di Reporte la prima puntata nel Settembre del 1997 è firmata da me.
Ricordo che la prima inchiesta, durò solo 25 minuti e nonostante andammo in terza serata, fece veramente clamore, perché parlammo dell’ amalgama dentale col mercurio.
Per la prima volta, veniva detto che il mercurio non era stabile, cosa che poi nel tempo e dopo tante contestazioni di tutte le associazioni dei dentisti è stata riconosciuta e confermata la nostra notizia. Cioè che l’amalgama dentale col mercurio NON è stabile.

Ci fu una copertura mediatica impressionante, ci furono tutti, ma dico TUTTI i giornali che i giorni successivi, ovviamente per difendere la categoria dei dentisti, ci attaccarono, facendoci così molta pubblicità, promossero involontariamente il programma appena nato.
Però devo anche dire che ci furono molte critiche positive a favore della trasmissione.
In particolare ricordo che Maurizio Costanzo rilevò immediatamente il carattere della trasmissione e lo scrisse in prima pagina sul Messaggero.

Buffo come le informazioni che davamo noi erano definite di “controinformazione”.
Gli altri facevano informazione che si auto-censurava…

2-R.C.: Qual è stata l’inchiesta fino ad oggi più difficile o la maggior difficoltà nel far passare un’informazione importante alla gente?
 2-S.G.: La più difficile è stata quella su Di Pietro. Innanzitutto io avevo un conflitto personale, quello di criticare oggettivamente una persona di cui avevo stima politica. Per me è stato molto duro e successivamente sono state molto dure anche le reazioni dei giornalisti, che a volte erano pure giornalisti amici. Però davanti a ciò che avevo visto ho ritenuto opportuno parlarne.

3-R.C.: Come pensi di esser vista dai tuoi colleghi di lavoro?
3-S.G.: Bella domanda, dovresti chiederlo a loro.
Io vivo in un mondo estremamente isolato. Chiusa sempre in montaggio, non ho molte amicizie a parte i vecchi colleghi di Report. Credo di aver ereditato questo atteggiamento da Milena (Gabanelli), senza poi neanche dircelo direttamente, ci ha sempre consigliato di stare comunque lontani dai “salotti” e spesso i giornalisti sono nei salotti…questo è un problema. Quindi se frequenti tanto i salotti, vedi anche i giornalisti.

I giornalisti dovrebbero andare più sui fatti che sulle parole.

4-R.C.: Fra le tue inchieste quelle che a me hanno colpito maggiormente sono tutte quelle sugli animali, le piume delle oche per le imbottiture dei piumini, sia giacche che per il letto o le imbottiture di divani, insomma il “metodo deplorevole” nel torturare queste povere bestie indifese.
Gli allevamenti intensivi, antibiotici e animali.
Oggi con Indovina che viene a cenati sei totalmente buttata sul food, il cibo, come mai questa scelta?
4-S.G.: Quando lavoravo per Reportavevo la possibilità di parlare di food, animali, salute solo due volte all’anno, perché facevamo un inchiesta per stagione, perché un inchiesta di un ora richiede tre/quattro mesi di lavoro. Mentre sono talmente tante le tematiche legate alle 3A, Ambiente, Animali, Alimentazione, e collegate che toccano quasi tutto.
Ti accorgi allora che puoi arrivare a qualunque cosa. Puoi arrivare anche ai farmaci, al sistema medico.

Se tu pensi che la medicina oggi non è preventiva, è esclusivamente terapia farmacologica nonostante le evidenze scientifiche che dimostrano che mangiare in un certo modo diminuisce dei fattori di rischio enormi.

Se tu pensi che persino nelle università i medici non vengono preparati a questo.
Ci sono dei vuoti culturali e teoricamente non dovrebbe essere il giornalista a spingere l’intelligentia a cambiare struttura mentale, formamentis.
Purtroppo è così, ci sono delle cose che vanno avanti per inerzia.

I medici non studiano qual è la medicina legata all’alimentazione però continuano a studiare come curare con i farmaci, perché lì ci sono molti più interessi.

Io non amo fare la complottista, ma è evidente.
Ci sono chiari studi che dimostrano che uno stile alimentare di un certo tipo, prevalentemente a base vegetale fa la differenza sulla nostra salute, forse è anche questo il problema.
Una fetta considerevole d’interessi dell’agro industria salterebbe se si seguisse questo.
Quello stile alimentare potrebbe prevenire tantissimi problemi di salute. È uno dei fattori di rischio l’alimentazione, non lo dico io, ma il codice Europeo contro il cancro.
Perché nelle università non si studia questo?
Perché noi abbiamo dei ministeri che non lanciano campagne a favore di questo tipo d’informazione?

Purtroppo questo è un fenomeno mondiale, non è un problema solo italiano. Siamo omologati a tutto il mondo, le Lobby sono in tutto il mondo.
Le multinazionali sono in tutto il Mondo.
Così come le multinazionali hanno fatto marketing con i politici, convincendoli, così hanno fatto con i giornalisti.

5-R.C.: Avere tutta questa consapevolezza, sapere così profondamente come stanno davvero le cose, non ti scoraggia?
5-S.G.: Ogni tanto sì. Mi viene lo sconforto soprattutto quando guardo il carrello della spesa delle persone quando vado al supermercato…
Non ci posso credere! Con tutto quello che dico, le inchieste che faccio, vedo ancora certe cose nei carrelli della spesa.
A volte mi piacerebbe dire:” ma è proprio convinta di quello che sta comprando..?!”

6-R.C.: Io spesso mi domando se la gente non capisce o fa finta di non capire..? Io credo più la seconda ipotesi…
6-S.G.:Tutte e due le cose. È più comodo non cambiare stile alimentare. È più comodo far finta di non vedere che dietro a un salame o a una mortadella c’è un sistema non solo crudele, perché quello può colpire solo una parte di persone particolarmente sensibili, ma un sistema dove vengono usati tonnellate di farmaci che purtroppo danneggiano il nostro equilibrio intestinale ma non solo e che sta creando questo enorme problema di antibiotico resistenzadi cui nessuno parla e potrebbe essere causa di una pandemia nel giro di qualche anno.
Nessuno ne parla. Né il nostro ministro della salute ma tantomeno tutti gli altri, a parte Obama, per ora si è mosso a parole perché nei fatti non sta facendo molto.

Facendo giornalismo, riesco ad analizzare tanto della storia, un percorso, qualcosa che è successo, il cambiamento, il reale, cioè quello che c’è oggi  e pensare anche come potrebbe essere in prospettiva.
La cosa che io trovo sistematicamente davanti è la cecità dei politici. I politici non guardano in prospettiva, se guardassero soltanto al 2050…ma non hanno interessi.

7-R.C.: Chi altri potrebbe, secondo te, avere interessi, a parte giornalisti impegnati come te e molti altri, a dare un senso al cambiamento in positivo?
7-S.G.:Innanzitutto rispondo alla tua domanda di prima; mi viene a volte lo sconforto perché vedo che i politi, che son quelli che hanno in mano il testimone, non cambiano.
Non vedo dei cambiamenti radicali, perché servono solo quelli!

8-R.C.: Secondo te è il politico che deve attuare il cambiamento, non dipende dalle multinazionali?
8-S.G.:No, le multinazionali fanno il loro lavoro. Il problema è che i politici fanno troppo gli interessi delle multinazionali.
Le multinazionali fanno giustamente il loro lavoro e cioè fare profitto.
Il problema sono i politici che dovrebbero pensare alla salute collettiva, che è un bene primario, ma non solo.
Dovrebbero avere un interesse in prospettiva a quando saremo 9 miliardi e sarà tra pochissimo, nel 2030, significa fra 13 anni.

Ogni tanto penso, ma perché Sabrina non fai qualcosa di più leggero…?! E non è neanche una questione di coscienza, è piuttosto caratteriale.

Quando anni fa dicevo che ero vegetariana, non c’era una cena dove qualcuno non mi dicesse: “anche i peperoni soffrono…anche i rapanelli hanno una loro coscienza…”
Adesso il vegetariano è integrato e trovi menù vegetariani, vuol dire che negli ultimi 30 anni qualcosa si è mosso, forse i vegani sono ancora un po’ percepiti come di un altro pianeta.
Questo significa che c’è un cambiamento, infatti c’è un trend di decrescita dell’acquisto di carne. La cosa divertente è che chi vende carne parla di “crisi”, in realtà tutt’altro che crisi, questa è una benedizione!
Il fatto che la gente finalmente abbia capito che deve diminuire la carne, lo dice il Codice Europeo della Salute contro il cancro, che la carne va mangiata di rado e preferibilmente non va mangiata, tanto meno gli insaccati.

9-R.C.: Oppure che sia di animali liberi al pascolo…
9-S.G.:Però non potrebbe garantire cibo per tutti. Perché il problema e la grande sfida è proprio questa; quando noi saremo 9 miliardi le risorse sul pianeta non saranno sufficienti perché già adesso sono quasi tutte destinate all’allevamento.
Queste sono domande che i politici non si fanno…
Possibile che non pensino che se continuiamo a tagliare le foreste per dare da mangiare ai maiali che devono poi sfamare i cinesi…
Noi tagliamo le foreste in Brasile, togliendo l’ossigeno per coltivare soia e mais per alimentare i maiali della Cina.
Io capisco che i cinesi vogliono mangiare anche loro la carne, però è un problema oggettivo. È un problema notevole, qualcuno gli vada a dire, e lo ripeta anche agli italiani, che bisogna cambiare stile alimentare per poter salvare il mondo.

Poi per carità, hanno scoperto Marte, andremo tutti a vivere su Marte.
Secondo me, io e te non facciamo a tempo…

10-R.C.: Meno male…
10-S.G.:Però sai cosa stanno creando? Stanno creando delle piattaforme, una specie di “soste” tra la Terra e gli altri Pianeti, dove coltivare dei pomodori speciali che potranno stare lì in questa “via di mezzo” tra noi e gli altri Pianeti, perché vedrai che alla fine faremo fuori tutto qui e ci toccherà andare a coltivare su Marte.
Ma tanto io e te non faremo in tempo…ah ah ahaaaa

11-R.C.: E Google? Che sta investendo sulla carne partendo da filo d’erba e arrivando all’hamburger senza passare dalla mucca..? C’è chi l’ha assaggiata e dice che non si sente la differenza con quella a cui siamo abituati noi oggi. Stessa consistenza, stesso colore, sapore.
11-S.G.:Questa è una delle soluzioni del futuro. La ricerca è di un olandese e si chiama Mark Post e ho avuto l’opportunità di intervistarlo. È estremamente interessante questo studio.

Bill Gates invece ha sponsorizzato “Impossible Burger” ed è fatto esclusivamente di vegetali e sembra veramente un hamburger e da poco ha appena aperto a Los Angeles, New York e San Francisco.

Sergey Brin uno dei due fondatori di Google, ha finanziato con 4 milioni di euro, ha sponsorizzato l’hamburger con le cellule staminali.
Il fatto che uno dei due fondatori di Google abbia capito che era necessario finanziare un progetto come questo di ricavare da cellule staminali carne, è un buon segno.

Dei visionari come Elon Musk di Tesla e altro, Sergey Brin di Google, Evan Williams fondatore di Twitter e Bill Gates fondatore di Microsoft, hanno messo la loro visione del mondo e finanziato progetti di questo tipo, cosi rivoluzionari e alternativi alla carne, è un segnale importante.

Ci sarà un perché. Sono persone che stanno cambiando la nostra vita.
I politici non fanno niente mentre loro si!
E sono molto contenta che siano loro, perché loro sono le vere persone che oggi fanno girare il mondo, non sono i politici, i politici sono lo strumento.
È ovvio che Bill Gates ha molto più potere di qualunque Presidente Americano, almeno spero più di Trump.

12-R.C.: Raccontaci come scegli le tue inchieste?
12-S.G.:Nel mio caso c’è sempre una grande curiosità. Vedere cosa c’è veramente dietro qualcosa. Molto spesso è qualcosa che viene dipinto come roseo…

13-R.C.: Non oso pensare a quante cause dovrai affrontare?
13-S.G.:Si…diciamo che in Italia non c’è molta tutela per persone come me contro grandi colossi come le multinazionali.

Qualche mese fa mi è arrivato un annuncio da parte di una nota ditta di pollame, che avrebbe fatto una richiesta di risarcimento danni a me e alla Rai, di svariati milioni di euro. Loro possono farlo perché in Italia la Lite Temeraria per come è formulata  è uno strumento a vantaggio di chi vuole metterti il bavaglio.
In Inghilterra invece, se tu mi chiedi 10 milioni di euro come risarcimento danni ma poi perdi, mi devi dare il 10% .
Mentre qui in Italia sparano delle cifre, poi perdono; nel frattempo mi tieni appesa ingiustamente per anni e la passano impuntita.

Ti faccio un esempio pratico: cito Cremonini, conosciuto per fornire la carne al più noto venditore di hamburger, che mi ha denunciato chiedendomi 12 milioni di euro e ha perso in primo grado.
Con la Lite Temeraria, avendo perso mi dovrebbe 1 milione e due..?!

14-R.C.: Immagino che per portare a termine bene le tue inchieste hai bisogno di persone che abbiano voglia di parlare…
14-S.G.:Sì certo, anche se ce ne sono sempre meno. Ma almeno mi passano documenti o prove.
Il giornalista deve credere fino alla fine in quello che fa, se ovviamente ha un obiettivo preciso che è quello di informare il cittadino.

Quando sono entrata nell’allevamento con i topi che camminavano sui maiali, ho mandato in onda dicendo il nome del produttore, cosa che i giornalisti evitano spesso di fare. Nel momento in cui mostro una cosa che secondo me è illegale dopo le verifiche, perché allora non dire il nome del responsabile?
Io faccio cronaca, il mio è un diritto e un dovere di dire il nome. Perché mi devo censurare, perché non devo dire di chi è quell’allevamento. Farei un cattivo servizio verso chi invece si comporta bene.
È importante fare nomi dei responsabili, ma farli significa prendersi delle grandi responsabilità.

15-R.C.:  Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
15-S.G.:Vorrei tornare a fare delle grandi inchieste. Lunghe, raccontate…è un po’ che non viaggio. Pensare che il mio sogno era quello di fare la zoologa, lavorare con gli animali liberi…

Ora però voglio farti io una domanda: c’è qualcosa che hai visto in televisione che ha cambiato il tuo stile di vita alimentare?
16-R.C.:  …certo!

Cinque anni fa ho scelto per etica di diventare vegetariana. Avevo visto cose che non credevo esistessero. Vere e proprie sevizie agli animali, in nome di un profitto vergognoso, così come è gestito. Ricordo che sentii una fitta al cuore e un senso di svenimento, che tutt’ora provo solo se sento raccontare cose simili…
Anche se il mio primo shock lo ebbi nel periodo della “mucca pazza”, trovai Apocalittico forzare un animale erbivoro al cannibalismo, ingannandolo a mangiare polveri di ossa o resti di carcasse di altri animali morti.
Poi mi fu regalato un libro, “The China study” scritto da Collin Campbell, che ha completato il mio cambiamento.

Si è aggiunta anche una scelta salutistica ed ecologica.
Inutile dirti che Franco Berrino come MariaRosa Di Fazio sono oggi i miei punti di riferimento.

16-S.G.: Ma la cosa importante che disse Collin Campbell, quando l’ho intervistato, che per alcuni non si deve sapere, quindi non si deve dire, perché nessuno vuole che si dica, è che le proteine animali sono un grosso problema. Fanno male. Per anni si è pensato che fossero i grassi, Campbell ha dimostrato che sono le proteine animali che fanno male.
Quando cominci a dire che le proteine animali fanno male, cominci a scardinare un intero sistema. Non è che scardini solo l’allevamento, ma tutta una catena che parte dalla soia, il mais.

Le multinazionali vendono il seme ibrido per quella soia e per quel mais.

È tutto un sistema che rischia il collasso, non è l’aziendina che fa la mortadella ma un colosso che comprende anche le grandi aziende italiane che manovrano perché certe cose non si sappiano.

17-R.C.: Ultima domanda: cosa ne pensi della fusione tra la Bayer e la Monsanto?
17-S.G.: Sei sicura di chiederlo proprio a me? Andate a rivedere un mio servizio sul pomodoro e lì si capiscono la Monsanto/Bayer. Si tratta di un matrimonio d’interessi ma non è l’unico.
C’è anche ChemChina Syngentae Dow Chemical/Dupont.
Comunque Monsanto e Bayer hanno pesticidi e il monopolio dei semi ibridi che alimentano l’80% dell’umanità già da ora!
Se domani le multinazionali dicessero che per un mese non vi diamo più semi, il Mondo non avrebbe più da mangiare.

Già da ora!

Il monopolio è di Monsanto/Bayer (Frau Merkel) ecco perché i regolamenti europei sono sempre in linea con le volontà non della Merkel ma di qualcun altro, ChemChina/Syngenta e la Dow Chemical/Dupont.

Sono i 3 gruppi che hanno in mano la quasi totalità dei semi ibridi al mondo, quindi dei nostri vegetali, con la complicità dei politici che gli hanno fatto una legge che mette fuori tutti gli altri semi.
Tutti i contadini e agricoltori che avevano i semi tradizionali da Sanmarzano fino al grano antico, hanno avuto grandissimi problemi e sono fuori dalla lista da cui poter prendere e commerciare.
Dietro questi grandi gruppi, non c’è solo il pesticida ma c’è un intero complesso e un intero sistema di interessi che copre tutta l’alimentazione umana.

Noi siamo nelle mani di queste multinazionali.
A me fa piacere vedere che Obama dopo 8 anni di presidenza si sveglia, però poteva farlo anche prima.

R.C.: Grazie Sabrina…
…spero che l’umanità si renda conto che non c’è più tempo per tergiversare, ma è fondamentale fare delle scelte precise e consapevoli SUBITO.

Bisogna decide da che parte stare;
se dalla parte del problema o dalla parte della soluzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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